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Messaggio Da bifrak Mer Mar 17, 2010 7:51 pm

riporto qui di seguito
l'articolo di Marco Scarpa sulla durata delle sartie




Che meraviglia quando randa e genoa lavorano insieme in armonia !
[Devi essere iscritto e connesso per vedere questa immagine]


HO CONOSCIUTO L' ANONIMO SIGNOR POLIMERI

Io sono uno scarso navigatore nel web (mi piace di più farlo sul mare), pochi giorni fa però ho trovato un forum che si chiama forum.amicidellavela.it dove sono stato citato a proposito di svariati argomenti, quali fulmini, osmosi e carbonio.
Un anonimo signor "Polimeri" così scrive del mio articolo del settembre 2006 dove parlavo dei materiali da costruzione:

Mai lette tante stupidaggini messe tutte insieme....insomma senza andare sull'eccessivamente tecnico:
paragonare un batuffolo che e' un insieme disordinato di fili di cotone, con un filo di cotone singolo gia' di per se dimostra l'approccio confusionario dell'articolo nel tentativo maldestro di descrivere gli sforzi ed i diversi stadi della deformazione
il modulo elastico poi non e' necessariamente legato alla deformazione da snervamento a cui allude l'articolo
inoltre si parla di fibre, dimenticando che il composito si chiama composito perche' l'interfase conduce ad un materiale che ha caratteristiche diverse sia dall'una che dalla seconda, prese singolarmente
un composito tra due materiali non e' una media statistica delle resistenze fisiche dei due materiali,
in un composito oltre a variare l'apporto del fibrorinforzo, in termini di peso percentuale, dimensione dei fili orientamento e natura del materiale
varia notevolissimamente il risultato finale, a seconda delle caratteristiche meccaniche della resina impiegata
ad esempio ottenere un composito unendo una fibra ad alta resistenza a trazione pur con nessuno snervamento a rottura, con una resina ad calibrato allungamento elastico....forma un composito ad alto modulo che si comporta come se avesse uno snervamento.....quindi avvertirebbe prima di rompersi durante la fase di snervamento
Insomma il composito puo' essere progettato sia rigidissimo che elasticissimo e con comportamento pseudoplastico dipende da questi fattori
inoltre dire che il composito non aumenta la resistenza a rottura per pressione non e' affatto vero perche' essa viene incrementata dalla fibra anche se in misura minore rispetto alla resistenza a trazione
in piu' l'onda ripetuta non sottopone lo scafo a trazione e compressione separatamente come viene scritto nell'articolo, ma alla combinazione delle due che si chiama flessione
piu' tutta un'altra serie di corbellerie che e' inutile approfondire
insomma il composito in carbonio puo' essere piu' o meno fragile a seconda di come e' stato progettato, e non escludo che nelle barche da competizione si sacrifichi la flessibilita' e la resistenza all'urto per alleggerire anche di pochi kg la struttura per esasperarne le prestazioni, pero' nella cantieristica commerciale non si ricerca progetta con questi parametri e se un composito in carbonio risulta piu' fragile di uno in vetroresina significa solo che c'e' stato un errore di progettazione

Mi permetto di rispondere.
Dopo 54 anni (e 30 di professione) in cui ho calcolato parecchia roba come barche, case, palestre, condomini, chiese, pali ferroviari, capannoni che a tutt' oggi anche in zona sismica sono ancora in piedi, mi ha profondamente amareggiato leggere che dimostro approccio confusionario nel tentativo maldestro di descrivere gli sforzi ed i diversi stadi della deformazione, che scrivo tante stupidaggini messe tutte insieme e anche tutta un'altra serie di corbellerie che e' inutile approfondire.
A me piace il rispetto reciproco e soprattutto la buona educazione quindi, senza fare alcuna polemica trovo doveroso sottolineare che:
- l' esempio del batuffolo di cotone è corretto e pertinente: esso descrive benissimo l' invenzione dei trefoli di acciaio e la loro applicazione alla precompressione del calcestruzzo nonchè l' applicazione delle fibre (di vetro, di kevlar, di carbonio) all' interno delle resine; la stessa umile vetroresina ha subìto una evoluzione passando dai fogli di lana di vetro pressata alle stuoie di fibre di vetro (mat) e quindi al vetro E;
- la media statistica delle resistenze fisiche dei due materiali è un concetto che ha inventato il signor Polimeri; io non ne ho mai parlato e nessuno ne parla mai; semmai è corretto parlare di media a proposito di provini di laboratorio riferiti a più campioni di un solo materiale ma non certo come media di resistenza di due materiali;
- dubito assai che unire una fibra ad alta resistenza a trazione con una resina a "calibrato allungamento elastico" (?) formi un composito che si comporta come se avesse uno snervamento: ciò potrebbe accadere solo se le fibre si scollassero dalla resina (con immediata distruzione del composito); il perchè è evidente: a trazione sono le fibre che "comandano" l' allungamento quindi quest' ultimo si basa sulle caratteristiche delle fibre e non su quelle della resina;
- è vero che progettare un composito elasticissimo si può, basta considerare sia il calcestruzzo armato (dove le barre di acciaio costituiscono le fibre e il calcestruzzo la resina) sia la vetroresina stessa, ma che senso ha ? Poichè è proprio la tecnologia del composito che permette la costruzione di scafi rigidi e leggeri da competizione allora che senso avrebbe usare quella stessa tecnologia per costruire elasticissimo? Esistono già materiali come legno e acciaio per questo e costano senz' altro di meno;
- un' onda ripetuta provoca flessione se le sezioni strutturali sono in grado di deformarsi di conseguenza (cioè se sono travi a sezione omogenea e isotropa, De Saint Venant insegna) ma se lo scafo dentro è vuoto (e così è) e se inoltre il composito è fatto con pellicole a sandwich, allora per il materiale esiste solo un modo di assorbire gli sfozi dell' onda: trazione su un lato e compressione sull' altro.
Penso che su tale tema scriverò un prossimo articolo perchè, oltre ad essere un argomento fondamentale sulla qualità delle barche, ho l' impressione che la cultura tecnica di oggi sforni nozionismi a livello di materiali accompagnati a grandissime potenzialità di calcolo, ma con scarse conoscenze sul comportamento delle strutture cioè sulla scienza delle costruzioni.

Sbaglierò, come succede a tutti, ma non mi pare di aver scritto corbellerie; di certo non sono maleducato, rispetto gli altri e risulto iscritto a un Ordine professionale (e ciò che scrivo lo firmo).
Non faccio ulteriori commenti sul signor Polimeri.

Due lettori mi hanno chiesto cosa ne penso riguardo alla durata del sartiame.

Mi hanno chiesto cioè quanti anni secondo me possono durare le manovre fisse (sartie e stralli) e ogni quanti anni occorre sostituirle.
E’ un argomento interessante, anche perché nella letteratura del settore (perlopiù nelle riviste nautiche) si legge di tutto: c’è chi parla di 10 anni, chi di 15, chi di 20 senza mai però curarsi di definire il perché di tali indicazioni.
Tuttalpiù si può trovare scritto che l’ acciaio si cristallizza e che pertanto perde la sua elasticità, ma non viene mai riportato un briciolo di dato a supporto di tali affermazioni.
La ragione di tale “vaghezza” è semplice: nessuno si è mai preoccupato di studiare e di raccogliere dati sulle condizioni di lavoro e sulla vita del sartiame e pertanto le riviste si limitano a chiamare in causa il cosiddetto “esperto” che fa e dice quel che può.

ECCOVI PERTANTO LE MIE
VALUTAZIONI SUL SARTIAME

Nemmeno io sono un esperto di metallurgia né ho dati a disposizione ma sono un tecnico, pertanto cerco sempre di trovare dei numeri sulla base dei quali prendere le decisioni o dare dei consigli.
Ho pensato quindi di seguire questo ragionamento: se una imbarcazione (tipo un WOR) riesce a fare il giro del mondo senza cambiare sartiame, può costituire questo un dato di partenza su cui confrontare la durata delle manovre fisse di una qualsiasi altra imbarcazione da diporto?
Direi di sì.
Paragonare la durata del sartiame della mia barchetta sulla quale passo le ferie, con quella di una barca che fa il giro del mondo mi offre un piacevole senso di sicurezza.
Prima di farlo però dobbiamo chiederci che cos’ è che manda in crisi l’ acciaio.
E' una tensione continua, una alternata o una troppo elevata?
Qui la ricerca della risposta è un po’ più elaborata.
Lo snervamento (cioè il passaggio dell’ acciaio dalla fase elastica e quella plastica) avviene quando esso viene soggetto a carichi troppo elevati (per un acciaio in barre è circa ai 2/3 della tensione di rottura per un acciaio intrecciato è circa ai 4/5 della rottura).



Il sartiame delle imbarcazione è però del tutto surdimensionato e pertanto è impossibile che ciò avvenga in conseguenza di sollecitazioni dovute al vento.

[Devi essere iscritto e connesso per vedere questa immagine]
Digressione necessaria per giustificare quanto detto.
Una sartia di una barca a vela da 12 metri (che oggi disloca al massimo 9-10 tonnellate) può avere il diametro di 11 mm se realizzata con spiroidale da 19 fili o di 9,5 mm se realizzata in tondino.
In entrambi i casi il carico di rottura di quella sartia vale circa 9,5 tonnellate…Vale a dire cioè che una sola sartia potrebbe sostenere il peso di tutta la barca !

Pertanto la crisi dell’ acciaio (se di crisi si può parlare) può avvenire soltanto per cicli continui di carico e scarico, cioè per il movimento dovuto alle sollecitazioni dinamiche del moto ondoso.
E’ insomma lo stesso fenomeno che affatica le strutture di un ponte sul quale passano e ripassano continuamente i veicoli…in gergo strutturale si chiama “fenomeno di fatica” (è più o meno il principio che si applica quando si piega e si raddrizza più volte un filo di ferro con le dita per poterlo tagliare senza avere sottomano le pinze).

Altra digressione che è più che altro una parentesi.
Esiste ancora un altro caso possibile per portare a rottura una sartia: l’ incidente meccanico, come ad esempio il fatto che la barca cada dalle cinghie della gru durante la movimentazione e la sartia dia un colpo di karate da qualche parte (evento che capita non così raramente come si potrebbe pensare).
In questo caso però converrete con me che i danni nel sostituire il sartiame siano molto inferiori a quelli subiti dal resto della barca, che talvolta può anche non essere più riparabile, e che quindi questo non è un caso da prendere i considerazione per proseguire il nostro discorso.

Allora, riprendendo quanto sopra scritto riguardo alle barche che fanno il giro del mondo e alle sollecitazioni di fatica (cioè alle trazioni periodiche dell' acciaio), quante sono le onde che sollecitano il sartiame durante una circumnavigazione ?
Ovviamente il calcolo preciso è impossibile, ma la stima è piuttosto facile.
Un WOR alla velocità media di 13 nodi impiega circa 2307 ore, cioè un po’ più di tre mesi a fare il giro del mondo.
Esistono molti dati di rilevamenti effettuati in mare per conoscere le onde, in particolare la frequenza media del moto ondoso; per un fetch (cioè la distanza lungo la quale il vento può scaricare energia sulla superficie del mare) molto ampio e un vento tra i 15 e i 20 nodi la frequenza è di circa 0.17 Hertz, vale a dire di un onda ogni 6 secondi.
Questo dato ci porta a dire che il sartiame di un WOR per fare il giro del mondo viene sollecitato con cicli di carico con periodo di 6 secondi per un tempo di navigazione di 2307 ore, vale a dire con 2307 x 3600 / 6 = 1.384.200 volte.
Bene, seguendo il mio ragionamento poniamoci ora la seguente domanda: una delle nostre imbarcazioni da diporto, che naviga durante le ferie estive e per qualche ora durante alcuni week-end, per quante stagioni lo deve fare al fine di raggiungere gli stessi cicli di carico e scarico di un WOR?
Facile.
Se la navigazione durante le ferie dura circa 4 ore al giorno per 15 giorni e ci sommiamo altre 4 ore per 5 week-end, arriviamo a 80 ore all’ anno, cioè 80 x 3600 / 6 = 48.000 cicli.
Poiché nella circumnavigazione del globo abbiamo stimato 1.384.200 cicli, basta dividere questo valore per 48.000 e otteniamo il valore di 28,8 anni.
Insomma occorrono circa 30 anni perché il sartiame della nostra barca sia sollecitato lo stesso numero di volte che se facesse il giro del mondo.
Siamo così arrivati a un dato suffragato da una qualche valutazione.
Certo si possono obiettare diverse cose, per esempio che le onde dell’ oceano sono diverse da quella dell’ Adriatico sia in altezza che in frequenza, inoltre che dopo tre mesi l’ acciaio delle sartie del WOR non è certo vecchio come lo è dopo trent’ anni quello che è montato sulla mia barchetta.



Sono obiezioni legittime.
Dal punto di vista dello stress per l’ acciaio il moto ondoso dell’ Adriatico è senz’ altro diverso da quello oceanico, mi sentirei di dire che le onde sono più ripide e hanno frequenza più elevata (si susseguono cioè con ritmo più sostenuto) ma hanno minore altezza.
Poiché il parametro che sollecita le manovre fisse è l’ accelerazione e la decelerazione che a loro volta dipendono dall’ energia dell’ onda, ecco che ciò che conta non è il mare dove si naviga ma l’ energia accumulata dal mare…e questo ultimo parametro dipende solo da tre fattori: la velocità del vento, la sua durata e il fetch.
A parte l’ ultimo (che dipende dalle geometrie e dalle orografie delle coste) gli altri dipendono solo dalla meteorologia, cioè in pratica dal Buon Dio, e si possono assumere senz’ altro variabili ma comunque coinvolgenti in egual misura tutti i mari del mondo.
Se è vero poi che le onde in Adriatico sono più frequenti e più ripide (quindi più incisive sulle trazioni periodiche sul sartiame), è anche vero che il diportista cerca di evitare le burrasche durante le ferie, mentre chi fa il giro del mondo per regata spesso ci si ficca proprio dentro.



Allora non mi sento di dire che esiste una grande differenza tra le sollecitazioni sul sartiame prodotte in un mare piuttosto che in un altro, e che il dato di 30 anni può avere un suo significato.
Dopo trent’ anni allora è consigliabile sostituire il sartiame ?
Non lo so, non è mica detto che quel WOR dopo aver fatto il giro del mondo perda l’ albero, no?
E allora è ammissibile che lo perda una imbarcazione da diporto dopo trent’ anni di onorato servizio ?
Ho ancora dei dubbi….
Per la stessa ragione infatti si dovrebbero sostituire tutti i bulloni esistenti a bordo, compreso i prigionieri che tengono su la chiglia. E come mai nessuno pensa di farlo ?
Pigrizia ? Dimenticanza ? Mancanza di interessi commerciali ?

E’ che per fortuna nostra l’ acciaio ha un gran pregio…è elastico e quindi è in grado di “avvisare” quando sta per tirare le cuoia deformandosi “un po’ di più del solito”.
Se in un futuro (spero lontano) il sartiame metallico verrà sostituito con fibre sintetiche (carbonio o kevlar et similia), allora sì che ci sarà da preoccuparsi perché la rottura, se avverrà, avverrà di colpo senza alcun preavviso e la sostituzione delle manovre fisse dovrà esser fatta secondo una vera e propria tabella di marcia.



Evviva i materiali deformabili (e meno costosi)…e abbasso la rigidità,
tanto la maggioranza di noi in barca ci va per andare a spasso, mica per vincere !

Concludo con un consiglio da amico.

Piuttosto di preoccuparsi tanto dell' età di sartie e stralli, ritengo fondamentale invece
salire ogni anno in testa d' albero a verificare :
le condizioni di perni e coppiglie, gli incavi dei martelletti di arrivo delle sartie, i pernetti dei grilli dei bozzelli delle drizze spi, i sostegni dell' antenna VHF e del mostravento, il perno dell' anemometro.
Dopo un bel po' di anni vi assicuro infatti che le sartie saranno ancora al loro posto mentre l' anemometro potrebbe staccarsi e finire dopo un bel volo sulla testa di vostra figlia che se ne sta sdraiata in coperta a prendere il sole.



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Messaggio Da bifrak Gio Mar 18, 2010 8:58 am

per me è un interssante spunto è da riflettere
molti in giro predicano la sostituzione decennale
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Messaggio Da Ospite Gio Mar 18, 2010 9:16 am

Bellissimo articolo, Franco !

E' vero quando si dice che girano troppe dicerie sulla questione.
Io stesso, quando due anni fa feci intensi lavori di rimodernamento, ho sostituito il sartiame che aveva "solo" 10 anni. Non me ne pento, ma certamente questa età non è così discriminante per la decisione di sostituirlo.

Tra l'altro, ho dovuto scoprire che ormai tutto l'acciaio che viene utilizzato (anche da marchi di qualità) viene dalla Cina e sicuramente di qualità inferiore a quello di qualche anno fa......insomma, ho cambiato il sartiame, ma non mi sento così soddisfatto della scelta.

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Messaggio Da bifrak Gio Mar 18, 2010 9:21 am

Dillo a me che nn so cosa fare!!
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Messaggio Da bifrak Gio Mar 18, 2010 9:26 am

mi piacerebbe sentire deep.......su questa cosa
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Messaggio Da Gianluigi Conti Gio Mar 18, 2010 2:59 pm

Posso permettermi di postare un umilissimo contributo?
Prima di tutto vorrei quotare quasi in toto quanto detto da Marco Scarpa, poi vorrei aggiungere (dopo aver fatto corsi specifici sulle funi spiroidali in acciao sia normali che dyform presso la British rope) che la sostituzione periodica delle funi in servizio in mare (manutenzione preventiva), viene fatta solo per motivi di cautela, quando non si dispone degli adeguati strumenti diagnostici per saggiare lo stato di salute dei cavi.
Per essere estremamente pratici proporrei un approccio metodologico che parta dalle seguenti ipotesi fondamentali:
1) I cavi d'acciaio spiroidale in ambiente marino sono sottoposti ad un tipo di logoramento completamente diverso da quello a cui sono sottoposte funi analoghe impiegate a terra dove le polveri si inseriscono fra i trefoli agendo come abrasivi e la cui usura risulta abbastanza evidente perche' visibile dall'esterno, tantevvero che le ispezioni delle funi delle gru avvenivano un tempo sfregando pezzi di legno sull'esterno che si impuntavano quando incontravano un filo elementare usurato seriamente. In mare le corrosioni piu' notevoli sono di tipo elettrochimico ed avvengono all'interno del cavo e per rilevarle bisognerebbe usare un magnetometro come quelli che sono installati sulle funivie che trasportano persone. Ma niente paura a questo proposito, in genere il sartiame risente molto di piu' del punto 2.
2) Le rotture statistiche di sartiame avvengono sempre in corrispondenza degli organi di giunzione o in lro prossimita'. Per verificare quindi lo stato di salute del sartiame in prossimita' dei capi, basterebbe costruirsi due piccole morsette con cui (ruotandole in senso opposto l'una rispetto all'altra) far aprire leggermente i trefoli per vedere come si presentano i fili interni.
3) La nostra preoccupazione principale devono invece essere tutte le giunzioni, in particolare quelle pressate che, se pressate bene riducono il carico di rottura della fune fino al 77% di quello nominale, immaginiamoci se sono fatte male! Per non parlare poi di grilli, spine coppiglie, martelletti, la coppia galvanica che si forma tra acciaio inox degli accessori ed alluminio dell'albero etc. !! Molto meglio va nel caso delle giunzioni a morsetto quelle con corona di serraggio (tipo Norsemann per intenderci) che invece non stressano il capo morto, distribuiscono meglio il carico ai trefoli interni e sono meglio ispezionabili e ultimo e non ultimo riducono il carico di rottura originale fino al 98%, che ne dite?
Per visitare tutti questi organi e specialmente i capi pressati E QUI SONO MALEDETTAMENTE SERIO !!, ci vengono in aiuto le tecniche NDT (controlli non distruttivi) con l'uso dei liquidi penetranti, gli stessi che si usano nei controlli strutturali in aeronautica. Sono tre bombolette (penetrante, detergente e rivelatore) che si comprano nei negozi specializzati. Io nella barca precedente scopersi con anticipo delle microcricche in un giunto pressato sopra l'arridatoio di una sartia, la tagliai e senza sostituirla installai un giunto Norsemann di tipo allungato per ovviare all'accorciamento. Poi per togliermi una curiosita', portai il pezzo tolto con il relativo giunto in un laboratorio di metallurgia dove mandiamo tante cose analoghe .. IL GIUNTO SI RUPPE AL 42% DEL CARICO NOMINALE DICHIARATO PER QUELLA FUNE!!
Rimane solo un tipo di guasto che potrebbe sfuggire alle nostre indagini su un cavo spiroidale, quello in cui si siano verificati episodi nei carichi applicati che hanno prodotto deformazioni plastiche invece che elastiche a parti della fune, quindi carichi vicini a quello di snervamento ma che si sono fermati giusto un attimo prima della rottura lasciando danni irreversibili ma non facilmente rilevabili, ma per questo penso che basti il vostro buon senso a pensare al di la' di qualsiasi considerazione scientifica quanto siano probabili, specialmente per progetti da crociera in cui il sartiame come dice peraltro il competente Marco Scarpa, e' ampiamente sovradimensionato.
Morale, io non ho mai cambiato sartie, in compenso ho cambiato spine, copiglie, giunti ed accessori.
Unultimo consiglio, quando mettete una copiglia ad un perno, cercate un perno che permetta l'immissione di una bella rondella larga tra la copiglia stessa e l'organo di tenuta. Non avete idea di come si riducano certe cose sottoposte ad un attrito impercettibile dopo una settimana di navigazione in oceano sulle stesse mure.
Spero di non essere stato troppo palloso e mi dichiaro fin d'ora aperto a qualsiasi critica.
Se qualcuno vuole qualche chiarimento in piu' sull'uso dei liquidi penetranti (DYE PENETRANT se volete cercare in internet), saro' lieto di mostrargli come si usano dal vivo al mio ritorno in Italia.
Nonostante tutto sono romagnolo, fatemi sfogare un attimo .. fatti non pugnette!
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Messaggio Da bifrak Gio Mar 18, 2010 3:26 pm

ottimo intervento
grazie Very Happy Very Happy Very Happy Very Happy
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Messaggio Da Ospite Gio Mar 18, 2010 4:24 pm

Grande Gianluigi ! cheers

Ti sei guadagnato un invito in Sardegna, a bordo del Vieux Malin per ........ TESTARE tutto il mio sartiame Twisted Evil Twisted Evil Twisted Evil
No, scherzo.....per andarcene a zonzo in nome dello Slow Sail cheers

BV!
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Messaggio Da Gianluigi Conti Gio Mar 18, 2010 4:41 pm

CptBlood ha scritto:Grande Gianluigi ! cheers

Ti sei guadagnato un invito in Sardegna, a bordo del Vieux Malin per ........ TESTARE tutto il mio sartiame Twisted Evil Twisted Evil Twisted Evil
No, scherzo.....per andarcene a zonzo in nome dello Slow Sail cheers

BV!
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Non escludo che se ci sara' l'occasione ... anche perche' e' una cosa che mi piacerebbe insegnare un po' a tutti i velisti e che imparata una volta puo' far diventare tutti molto bravi nel valutare da se ed in maniera scientifica varie attrezzature di bordo in metallo.
Ad esempio una saldatura fra tubi, una curva di un tubo del motore su cui avete sospetti ... un tubo del pulpito o della spiaggetta che ha preso una strapazzata ed e' stato raddrizzato alla bell'e meglio.
Magari ci organizzero' un piccolo seminario gratuito presso la scuola a Marina di RA, ci devo pensare poi i rigger si organizzano e mi picchiano perche' nessuno cambia piu' il sartiame ...
Anche perche' se un giunto pressato tanti anni fa tiene bene ed ha resistito finora senza sviluppare difetti piu' o meno occulti, perche' sostituirlo con uno che potrebbe avere difetti invisibili da nuovo?
Mumble mumble .. mi piace la sardegna, anche la tua barca ... Twisted Evil
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Messaggio Da Ospite Gio Mar 18, 2010 4:44 pm

Guarda, se tu venissi e mi insegnassi questi segreti, mi faresti un REGALO immenso !
Inoltre, la mia barca è sempre contenta di ricevere a bordo graditi ospiti cheers

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Messaggio Da Lo Zingaro Gio Mar 18, 2010 8:20 pm

Io stavo pensando di riafare il sartiame senza impiombature e con morsetti e redance, e stavo pensando a cavo galvanizzato da veriniciare.....costa talmente tanto meno che si puo' cambiare più spesso......
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Messaggio Da Gianluigi Conti Ven Mar 19, 2010 8:14 am

Io stavo pensando di riafare il sartiame senza impiombature e con morsetti e redance, e stavo pensando a cavo galvanizzato da veriniciare.....costa talmente tanto meno che si puo' cambiare più spesso......
E' vero, come e' vero che lo spiroidale d'acciaio al carbonio galvanizzato (detto anche cavo oceanico) a parita' di diametri mostra carcichi superiori, ma e' tanto piu' comodo ed esteticamente piacevole l'inox. Non bisogna poi dimenticare che se uno cerca una maggiore densita' a parita' di sezione, senza bisogno di andare sul tondino si puo' sempre optare per le dyform.
La pratica ed il buonsenso sono quelle che devono alla fine governare le nostre scelte.
Se avessi una bella goletta old-fashion la armerei con spiroidale oceanico impiombando le giunzioni con finiture in tessile, su uno sloop come il mio, mantengo lo spiroidale classico sostituendo i terminali pressati con i Norsemann quando si presenta l'occasione.
Ho anche tratto vantaggio dalle frequenti sostituzioni fatte da certi rigger l'estate scorsa quando trovando un vecchio strallo nel rottame, mi sono confezionato un bello stralletto mobile su cui armo una trinchetta (risultato di un'altra rottamazione) per il cattivo tempo. sunny
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Messaggio Da stevenit Dom Mag 01, 2011 10:37 am

Leggo ora, su segnalazione di Marancia... caspita! E non ho altre parole.. complimenti. Tutto davvero molto istruttivo e di grande aiuto.
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Messaggio Da Torsolo Dom Mag 01, 2011 5:03 pm

Questo è quello che si dice un forum tecnico!! Perfetto!! Non ho il piacere di conoscere Gianluigi Conti ma se mi insegna a usare come si deve i liquidi penetranti GIURO che in cambio gli faccio la trinchetta nuova agratisse!!
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Messaggio Da steo Lun Mag 02, 2011 10:49 am

Riguardo all'articolo di Marco Scarpa è interessante che si faccia tutto il ragionamento sulla resistenza a fatica delle sarte senza fare cenno del loro dimensionamento. Come dire, che monti sartie da 10, 11 o 12 mm secondo l'esperto non fa differenza. Mah?

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Messaggio Da bifrak Lun Mag 02, 2011 6:51 pm

si presume che ogni barca abbia montato il diametro a lei consono e in proporzione ..sartia sottile su barca piccola ...........ecc
quindi barche diverse,,,,,,, sartie diverse........ sforzi diversi ........ma tutto in proporzione.........alla fine il risultato della teoria è lo stesso!
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Messaggio Da steo Mer Mag 04, 2011 9:42 am

bifrak ha scritto:si presume che ogni barca abbia montato il diametro a lei consono e in proporzione ..sartia sottile su barca piccola ...........ecc
quindi barche diverse,,,,,,, sartie diverse........ sforzi diversi ........ma tutto in proporzione.........alla fine il risultato della teoria è lo stesso!

E anche che su una barca da crocera siano dimensionate come su una da regata? Con questa supposizione e trascurando l'invecchiamento il risultato di 30 anni mi sembra decisamente approssimato.

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Messaggio Da Roberto Benfenati Sab Mag 07, 2011 7:11 am

Discussione molto interessante e istruttiva.
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Messaggio Da bifrak Sab Mag 07, 2011 10:21 am

Credo che se fai le regatine davanti acasa............l'usura da affaticamento sia simile a quella da crociera....................altra cosa se fai gli oceani..........ma in quel caso ovviamente si seguono altre prescrizioni
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Messaggio Da stevenit Sab Mag 07, 2011 2:58 pm

vedo, leggo e ci stiamo sempre documentando... sembra una discussione dove tutti hanno ragione e nello stesso tempo torto; Forse perchè ci sono troppe variabili. esempio: Il Jonathan come X512 nasce con il tondino, ma l'albero montato dal primo armatore è meno rigido, più alto e più flessibile... cogito...
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Messaggio Da Torsolo Sab Mag 07, 2011 3:34 pm

Quando sarai qui daremo un okkio.....a proposito, ho visto le tappe del tuo viaggio sul sito: Numana è certamente più carino di Ancona ma è ancora insabbiato e non hanno iniziato ancora a dragare, ha pochi posti reali per il transito, devi sicuramente prenotare ma conoscendo i miei polli penso sarà difficile riescano ad avere un pescaggio adatto al Jonathan per quelle date. Pescara stesso problema, ma dovrebbero aver iniziato a dragare ieri, però meglio se ti informi.
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Messaggio Da stevenit Sab Mag 07, 2011 3:47 pm

Abbiamo visto infatti notevoli discrepanze dai portolani e dobbiamo far coincidere il cambio di equipaggio con porti facili da raggiungere... We'llkeep U posted.

BV!
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Messaggio Da Tamata Ven Mar 25, 2016 10:16 am

Buon giorno a tutti,

Stavo proprio pensando di sostituire le sartie della mia vetusta barca quando sono incappato in questo ottimo articolo. Confesso però che sento un senso di impotenza dato che non sono in grado da solo di giudicare lo stato delle dette sartie sulla base di quanto detto. Manca la menzione di un fattore secondo me importante: la ruggine. Le mie sartie presentano delle strisciatine di ruggine ad intervalli fin dove posso arrivare con lo sguardo. Ne avevo arguito che erano da cambiare. Ma come si fa a sapere quanto in profondità è arrivata la ruggine e quindi quando questa comprometta la resistenza del sartiame?
C'è qualcuno che sappia consigliarmi?

Grazie,

Tamata
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Messaggio Da Lo Zingaro Mer Ott 12, 2016 9:23 am

Tamata ha scritto:Buon giorno a tutti,

Stavo proprio pensando di sostituire le sartie della mia vetusta barca quando sono incappato in questo ottimo articolo. Confesso però che sento un senso di impotenza dato che non sono in grado da solo di giudicare lo stato delle dette sartie sulla base di quanto detto. Manca la menzione di un fattore secondo me importante: la ruggine. Le mie sartie presentano delle strisciatine di ruggine ad intervalli fin dove posso arrivare con lo sguardo. Ne avevo arguito che erano da cambiare. Ma come si fa a sapere quanto in profondità è arrivata la ruggine e quindi quando questa comprometta la resistenza del sartiame?
C'è qualcuno che sappia consigliarmi?

Grazie,
Ciao scusa se ti rispondo solo adesso ma il forum è praricamente morto dato che stanno sempre tutti su facebook, esiste un liquido penetrante per controllare se le impiombature hanno cricche
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