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Come mi sono innamorato del Mare

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Messaggio Da Lo Zingaro Dom Dic 05, 2010 3:32 pm

Allora: non sono nato in una città di mare ( anche se vicina) , a casa mia si e’ sempre respirata aria di aeroplani e come tutti i normali bambini ho sempre fatto normalissime vacanze in spiaggia sotto ad un normalissimo ombrellone in normalissime spiagge (prima a Milano Marittima e poi al Circeo), pero’ fin da piccolo zio Umberto mi ha portato sull ‘O sfizio (bellissimo gozzo rosso) a pescare ,…..azzz….sarà forse in quelle uscite che ho preso il virus a lunga incubazione??? Potrebbe essere. Certo lunghissima incubazione considerando che non mi ricordo di esserci più andato dopo i 12 anni, e negli anni successivi non mi importava neanche niente delle barche e del mare, anzi appena potevo scappavo in montagna o in qualche falesie per arrampicare, pero’ penso che fu quelle uscite e pescate infantili a far entrare la scimmia in me, che piano piano e’ cresciuta e che appena riassaporato il sale decise che senza non e’ vita. E come poteva non entrare la scimmia ???? Ricordo bellissime pescate in cui zio Umberto si incazzava con me perche’ sbagliavo completamente la tecnica del bolentina ed erano pochi i pesci che abboccavano, li allamavo su tutto il corpo e quasi mai in bocca e lui che mi attaccava dicendomi che non si deve pescare col culo ma con la testa, ed io prontamente gli rispondevo che l’importante e’ pescarli…….e lui si incazzava di più. Ricordo bellissime navigazioni (piccole navigazioni giornaliere che per me bambino erano avventure) sia sotto il sole cocente che sotto spruzzi e cavalloni col fedele gozzo che andava sempre a 5 |Kn sia che il mare fosse una tavola sia che ci fossero i cavalloni, ed in questi casi Umberto godeva come un bambino in un mare di cioccolatini e caramelle. Ricordo le prime discese nel blu in apnea, ed in maniera particolare la prima volta che raggiunsi i 10 metri, mi sentivo il nuotatore più forte ed abile del mondo, ed invece era niente…..ma io non lo sapevo.Ricordo il pesce crudo appena pescato, i ricci di mare spalmati sul pane con un po di limone, le patelle prese dagli scogli e con cui si condivano le linguine, mi sembra ancora di sentire quei sapori, quegli aromi unici, irripetibili, sembrava di mangiare il mare. E poi in barca con lo zio mi sentivo libero, smaniavo di apprendere cose nuove, quando tempo fa Beatrice imparo’ a fare il nodo savoia da sola mi fece rivivere quel momento, felice di aver imparato una cosa semplicissima ma al tempo stesso difficile; addirittura quando imparai ad annodare la lenza sugli ami mi sembrava di essere diventato il padrone di una grande tecnica antica. Poi improvvisamente più niente eccetto un po di windsurf, che poi tra l’altro neanche mi piaceva, venne il periodo della stupidità adolescenziale in cui il pensiero non andava più al grande blu ma al motorino, a come truccare il motore per correre di più, alle ragazzine, agli abiti firmati, al gel per i capelli, alle sigarette per farsi vedere più grande e più figo senza capire di essere idiota. In spiaggia non andavo quasi più, passavo le giornate o sul motoscafo del padre di un mio amico ad ascoltare musica,giocare a carte e tra le braccia di qualche ragazzina, o in sala giochi o in pineta, e sempre a fare le stesse cose che si facevano sul motoscafo. I falsi Dei mi avevano colpito, affascinato e soggiogato. IL RISVEGLIO DELLA SCIMMIA Poi un bel giorno a 16 anni,al terzo giorno di vacanze alle Maldive, annoiatissimo in quanto mi sentivo in gabbia su un isolotto poco più grande di una moneta vidi 3 persone che bordeggiavano con dei laser e per prima cosa mi chiesi che gusto ci provavano a stare col culo nell’acqua, pero’ piano piano la curiosità iniziava a fare capolino ( il risveglio della scimmia addormentata) , ed allora mi avvicinai alla spiaggia dove era rimasto un laser solitario ed armato, pronto all’uso pensavo. Appena mi ci avvicinai un membro del villaggio mi chiese se ero capace di andarci, ed io gli risposi in maniera un po spavalda( idiota) no, perche’?? E’ forse un problema? E lui:-Ovviamente, se non sei capace non puoi prenderla, non abbiamo neanche l’istruttore. Ed io:- Ah si, allora ci so andare, ho anche 2 gambe e 2 braccia come quelli che stanno fuori!!!! Il tipo in questione si infurio’ ed io feci finta di andarmene, ma appena lo vidi rientrare in ufficio mi fiondai verso il laserino e lo misi in acqua facendo gli stessi movimenti e le stesse cose di quelli che avevo visto prima di me, senza sapere perche’ lo facessero e senza capire cosa facessi: praticamente trainai a mano il barchino in acqua fino a circa un metro e mezzo di fondale, spinsi in giu la deriva e balzai a bordo cazzando la scotta randa (all’epoca ammetto che dissi tirando la corda), e cavolo…….sono eccitatissimo……la barca va e fila via, ma uff….il tipo di prima esce col megafono ed inizia a chiamarmi…..che fare???……semplice…..faccio finta di non sentirlo e proprio in quel momento la barca inizia a sbandare ed io metto il culo di fuori cadendo in acqua. Il tipo col megafono (peccato che non mi ricordo il nome, mi ricordo solo che era genovese) inizia a ridere e prendermi per i fondelli nel megafono, io continuo imperterrito a fare finta di niente e cerco di raddrizzare la barca ma non ci riesco………mi sento un vero pirla; fortunatamente la stellina degli incoscienti inizia a brillare e, facendo leva con la deriva, riesco a raddrizzarla ( hehehehehehe ti ho fregato genovese , penso) risalgo a bordo e capisco a cosa servono le cinghie ma la barca non riparte e la randa sbatte (più avanti scopriro’ che si dice: fileggia, imparo la prua a vento), non so che fare ma la mia stellina mi suggerisce di prendere in mano il boma e tirarlo verso il vento (imparo cosa significa mettere a collo), penso se il vento non va come dovrebbe sulla vela(per me e’ ancora una vela, più avanti scopriro’ che e’ una randa) faccio si’ che la vela vada al vento…….pero’ da buon ignorante non sapevo che la barca sarebbe andata indietro (altra scoperta), mi scappa il timone la barca si sposta verso il vento ( scopro la poggiata), cerco di tenere il boma e……splashhhhhhh di nuovo…….mi sento un super pirla ed il genovese scoppia a ridere come un matto, così come mio padre ed altre persone che intanto si siedono sulla spiaggia pensando di stare al circo, io rosico in maniera inspiegabile e non voglio darla vinta a chi mi prende per i fondelli!!!!!! Ci riprovo e raddrizzo la barca, salgo a bordo con le spalle al vento, ( la vela fileggia, ancora non e’ randa per me) tiro leggermente il boma verso di me e la barca inizia ad andare indietro, do un po di barra a sinistra e la poppa vira verso destra, la vela si gonfia e la barca parte (penso…..v’ho fregato a tutti tie!!!!!!!!), dopo un po vedo che mi sto allontanado un troppo, decido di tornare indietro e mi chiedo se e’ meglio girare a sinistra o a destra ( il vento veniva dalla mia destra) e penso che se giro verso il vento rischio di fermarmi facendo l’ennesima figuraccia, allora opto per girare nella direzione del vento (ennesima cazzata di una giornata di bellissime e stupende cazzate), appena dopo aver iniziato a virare la barca accellerra, e gira secca (fatto conoscenza della strambata) catapultandomi in acqua e fermandosi davanti a me………. Che palle!!!!!!!!!!!!! Urlo io………… Ricomincio il solito tran tran salendo a bordo e facendo tutto quello che fino a quel momento avevo capito e dopo altre 3 scuffie torno a terra, da non credere nonostante come sia andata sono FELICISSIMO e mi sento orgogliosissimo, la scimmia si e’ svegliata, sono euforico, ho scoperto la cosa più bella del mondo: muoversi sull’acqua col vento ed anche essere zuppi a causa di parecchie scuffie, fa parte del gioco. Arrivato a terra il genovese mi accoglie con una pacca sulla spalla mentre mio padre mi da dell’incosciente immaturo, al solito mai un complimento; il genovese mi dice di disarmare la barca, lavarla con acqua dolce, mettere tutta l’attrezzatura in ordine ed aspettarlo sulla spiaggia che mi deve parlare…….Che vorrà sto rompi palle????…penso io…….ed invece no, quando finisco di sistemare tutto arriva lui col solito passo da figo abbronzato (pero’ se lo puo’ permettere) ed un fascicolo in mano, appena arrivato mi dice: Bravo, l’ordine e’ la prima cosa che devi imparare!!!…..a momenti ce lo mando…….ed intanto sta zitto guardando un po me ed un po il mare ( ed io che continuo a non capire ed inizio a spazientirmi), dopo pochi minuti mi guarda col suo sorrisino che non sopporto e mi dice: Pensa a quello che hai fatto in mare, analizzalo e tra 10 minuti ne parliamo…..penso che questo e’ tutto scemo……..dopo i 10 minuti famosi mi chiede a che conclusioni sono arrivato e gli rispondo: Non ci ho capito un cazzo…….e lui: Lo sapevo……. io penso: ma sto scemo si diverte a pigliarmi per culo??????? E invece no, al solito ero io che mi sbagliavo, si e’ dimostrato un amico regalandomi le sue vecchie dispense della Lega Navale Italiana fotocopiate per la miliardesima volta e trascorrendo i 10 giorni successivi a farmi da istruttore ed uscendo insieme a me con un altro laser, mi sa che abbiamo inventato noi il Matchrace (hehehehehehe). In quei giorni ho imparato tanto ( anche se e’ niente rispetto all’andar per mare) e mi sentivo diverso, avevo scoperto una nuova dimensione e volevo farla mia.. I problemi iniziarono al rientro in Italia con la scuola ed il mio rifiuto di studiare alcune materie che proprio non digerivo (entomologia,matematica, italiano , storia e geografia), praticamente la mia pagella dava i numeri ed era un minestrone di 3,4, 7 ed 8, ed un 6 in disciplina. Io volevo la barca ma mia madre diceva: No, devi pensare a studiare e a diplomarti con un buon voto altrimenti come pensi di vincere il concorso per l’Accademia Aeronautica?? Mio padre era un pilota e lei una hostess, praticamente sono cresciuto a latte ed aeroplani, quindi era normale che io volessi diventare un pilota( o non lo volevo e pensavo di volerlo???). Allora di nascosto, e dopo 17 anni mia mamma ancora non sa niente,mi compro per 200000 lire una deriva a vela latina costrutia tanti anni prima dall’Alpa, ha la scassa dell’albero rotta, manca il timone ed un’antenna e’ rotta…..ed io ho un grosso problema: mancano i soldi per ripararla e non so dove nasconderla. Il secondo problema lo risolvo imboscandola a casa di un amico al lago di Castel Gandolfo mentre per le riparazioni mi ingegno un po. Il legno per il timone lo prendo ad Anzio in mezzo a dell’immondizia di un cantiere navale, per l’antenna uso un tubo d’alluminio che trovo buttato fuori da un cantiere edile, soltanto che ha un paio di millimetri di dismentro in meno e mi devo inventare degli spessori per attaccarci la varea, la vetroresina per la riparazione la prendo in mezzo agli attrezzi di mio padre. Dopo averlo riparato mi ci diverto ogni qual volta riesco a bigiare la scuola o a scappare dagli obblighi dello studio.
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